Il documento programmatico per la rigenerazione urbana, nel Comune di Bisceglie, intende valorizzare e riqualificare zone della città in degrado o in stato di abbandono. Il documento si inserisce nel solco della legge regionale 21/2008, nella quale viene sottolineato che i piani di intervento sul territorio comunale, in particolare, non cambiano la destinazione d’uso dei suoli, trasformando il terreno agricolo in terreno edilizio, anzi, tentano di invertire la rotta, ovvero di rinsaldare i tessuti urbani già presenti.
Per quanto riguarda il Comune di Bisceglie, già nella sua storia, ha visto continue trasformazioni, proprio per quanto riguarda il fulcro storico della città, come anche delle zone agricole. Il primo nucleo antico, perlopiù un villaggio di pescatori, l’innesto delle popolazioni rurali provenienti dai casali sparsi nell’agro, l’insediamento normanno prima e angioino poi, hanno permesso serie di espansioni e di modificazioni del tessuto urbano, creando anche commistioni artistiche e culturali interessanti, che vanno dall’architettura al linguaggio.
Parlare, dunque, di rigenerazione urbana significa riconoscere all’interno della città quegli elementi che per un verso sono caratteristici del tessuto urbano e dall’altra porre un contenimento dell’espansione edilizia. Riqualificare, dunque, vuol dire guardare a ciò che si ha, con delle precise linee di intervento come possono essere: la valorizzazione del patrimonio storico-culturale, la creazione di percorsi verdi e blu per incrementare la biodiversità ambientale, la riformulazione dell’assetto urbano con particolare attenzione ai luoghi abbandonati, degradati, Interessante notare, dunque, come riqualificare, in prima istanza, faccia rima con contenere.
Non si tratta di espandere la città ma di farla sviluppare, scardinando un binomio fin troppo vecchio, fra espansione e sviluppo, legato alla storia recente della speculazione edilizia. Quando il Documento è stato promulgato, il Comune di Bisceglie aveva, da poco tempo, approvato il Piano Urbanistico Generale, strumento di visione complessiva del territorio e dei piani di intervento. Per questo motivo, il Documento programmatico per la rigenerazione urbana tiene conto degli interventi del Piano Regolatore Generale, si avvale degli strumenti di conoscenza già effettuati dal documento preliminare del PUG.
La premessa prospettica del Documento, allora, è quella di ritornare a guardare alla città non come luogo di sviluppo espansivo, ma come qualità dell’esistente. Riqualificare, dunque, significa, tornare a dare qualità, riconoscere elementi di criticità dovuti all’usura del tempo, all’incuranza, alle dinamiche sociali e tentare, in qualche modo di ridarli valore, vita, sostenibilità. Ma per fare questo c’è bisogno di tornare a rinsaldare un legame che rischia sempre più di andare perso, quello fra il privato e il pubblico. Non porre una divisione o una opposizione fra le due parti, ma una integrazione, una programmazione che sappia orientare il privato a riappropriarsi della sfera pubblica non privatizzandola ma condividendola con gli altri, partecipando alla cosa pubblica, in primo luogo agli spazi pubblici.
A questo sono serviti i suggerimenti dei cittadini, le discussioni preliminari, contenute nella stessa legge regionale. Il tutto per una maggiore coordinazione fra programmazione, pianificazione e amministrazione della città, guardando alla complessità delle questioni e alla qualità degli spazi, prevenendo gli interessi di parte.
Matteo Losapio